MIRIAM WUTTKE
Introspective Cluster :: HapticDiVision_44
9 maggio - 8 giugno 2019
Introspective Cluster :: HapticDiVision_44
9 maggio - 8 giugno 2019
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Contatto Glitch :: interferenza percettiva
di Barbara Fragogna È così che la follia del mondo prova a impossessarsi di te: penetrando dall'esterno, costringendoti a vivere nella sua realtà. – Jeff VanderMeer (da Annientamento) Tocca, assorbi, sedimenta, trasmuta, espira. Per mezzo, attraverso, grazie al contatto vedo, ascolto, annuso, sento. Intorno a Miriam Wuttke, al suo lavoro, in mezzo alle sue installazioni/oggetti, alle sue azioni, al suo corpo, tutta l’atmosfera diventa aura palpabile (non mistica). La posso toccare anche a distanza perché è densa e intensa e pregna, importante ma non ingombrante, prorompente e sensuale e solida. Miriam, nei suoi gesti performativi è un medium di catarsi, c’è qualcosa che non si riesce a dire ma che inchioda i piedi al suolo, per non perderne neanche un fiato, davvero. Tra i suoi oggetti, fotografie, dipinti, gingilli, installa anche il pubblico, siamo opera incastonata, in perfetto equilibrio con lo spazio e il tempo biologico. Sospesi tra la realtà dei fatti sia teorici che tangibili, virtuali e concreti, riusciamo a stabilire la connessione con il nostro stesso piacere estetico e intellettuale. Del resto Miriam è il succo/nocciolo della sua persona, è il nucleo denso di un proprio Big Bang nel quale precipitano morte, vita, spazio, tempo, empatia, amore, ego, felicità, tatto, senso, consapevolezza, sopravvivenza, oggetto, culto, credo, conoscenza, virtuale, reale, digitale, analogico, pelle, struttura, superficie, texture, movimento, funzione, fisica, processo, durata, performance, agilità, età, privazione, solitudine, angoscia, relazione, impatto, esperienza, coesione, recupero/riparazione, tempo, spazio, vita, morte. Il ciclo dell’esperienza umana nel corso di un lungo percorso artistico e personale onesto e temerario. In questa mostra ci sono diciassette anni di "grappoli introspettivi". Il focus è sul tatto aptico, nella sua accezione tecnologica d’interfaccia in giustapposizione con il semplice e atavico tatto “a pelle” saturo di significati. In questa epoca ancora di transizione, nel pieno scompiglio della velocità furiosa della rivoluzione digitale, ci interroghiamo sul futuro prossimo, temiamo di perdere il contatto con il Sé ma anche di riuscire a mantenere un contatto con la coscienza/consapevolezza a vantaggio di un’omologazione assurda con linee d’ideali sempre più semplificate e sterili. Affascinati dalle possibilità infinite, come decisori impulsivi scattiamo contro una luce glitch, intermittente in orizzontale, monitor rgb e visore, aumentatore di fatalità bit. Abbacinati dalla novità empirica, siamo i tester oggettuali dello spirito del tempo electrovirtualtrance (Zeitgeist). Ancora magnifici delle nostre potenzialità animali, potremmo scavalcare la pulsione del Sapiens per la prevaricazione e l’avarizia, potremmo rivalutare il tatto fisico, percepirne il magnetismo, sonorizzare il cervello, sintonizzarlo sul verde di radici e foglie di empatia, potremmo fare attenzione ai dettagli, capire il senso delle parole (che enunciamo), appropriarci dei contenuti, manifestare l’orgoglio, favorire il baratto, spodestare gli intermediari, condividere lo spazio, creare individualità complesse, educate, buone. Potremmo, possiamo, facciamo già. Ma attenzione! questa mostra è anche un compleanno, una celebrazione, una ricorrenza, un’apoteosi. Big Bang Boom! |
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Miriam Wuttke
SUMMIT FEVER a cura di Barbara Fragogna Inaugurazione sabato 22 aprile - ore 19 dal 22.4 al 28.6.2017 Gio - Sab // 16 - 19.30 e su appuntamento La Fusion Art Gallery presenta SUMMIT FEVER, mostra personale di Miriam Wuttke in occasione della quale l’artista multidisciplinare berlinese presenterà un gruppo di lavori performativi, fotografici e installativi. Le opere in mostra sono il risultato della ricerca dell’artista sui temi della perdita: la solitudine, l'ansia, il silenzio, il superamento dei confini; l'abbraccio del decadimento fisico e dell'esperienza di pre-morte che si rivelano e svelano in alta quota. La mostra fa parte di COLLA la nuova piattaforma delle gallerie torinesi e rientra nel circuito di NEsxT Independent Art Network. |
In collaborazione con: Fusion Project, Edizioni Inaudite, COLLA/To contemporary art network NEsxT / Independent Art Network ContemporaryArt Torino+Piemonte |
Push, go, rest. Return. / Spingi, vai, fermati. Torna.
di Barbara Fragogna “The emotional anxiety of everyday life is confusing, ambiguous and diffuse, and you don’t know the source of it. In the mountains, the emotion is fear, and the source is clear: if I fall, I die.” – Mattew Barlow Summit Fever è il desiderio compulsivo di raggiungere la vetta della montagna ad ogni costo e, per estensione, l’ossessione del perseguimento di un fine. PUSH. Miriam Wuttke spinge in avanti forzando teoria, desiderio, necessità e stimolo in azione praticando il trekking in alta montagna: ciclicamente, ferocemente, avidamente, sensualmente, disperatamente. La spinta è reazione, carica, bomba. Il gesto del suo corpo performativo perfora il momento statico del pensiero tormentato fine-a-se-stesso che si forma-contorce-avviluppa nella mediocrità della routine quotidiana per prorompere, solidificandosi, in una monomania mitica, rocciosa e immobile: la vetta. La spinta è slancio ascendente, fuga necessaria per trovare la solitudine del pensiero originale, aspirazione. La spinta è già risoluzione. GO. L’artista va avanti, compie, consegue uno stato ascetico/materico/ferino che le permette di cercare, sondare, scandagliare il pensiero violento delle sue ansie e paure più intime, subconsce e vivide contrapponendole alla paura più tangibile e banale del “crepaccio/morte”. Per mezzo di espedienti counterfobici* stana le bestie minacciose dei suoi reconditi disagi per portarle alla luce e quindi affrontarle. L’isolamento, la rarefazione, la solitudine, la mancanza, il vuoto aspiratore delle valli, degli anfratti, dei crepacci, il vortice di neve secca, di nuvole basse, di sole bruciante, gli incontri fortuiti con elementi autoctoni, edifici deturpati, oggetti semi-estinti, tracce di altre identità di passaggio, il bosco irto-alto, onnisciente cattedrale di natura umana/specchio mirabile, alterazione e alter ego. Avanti per il contingente metafisico buio di sé, il pieno/vuoto sensoriale da tenere in equilibrio grazie alla forza di volontà, alla resistenza. Resistenza. L’esperienza dell’andare avanti in Miriam Wuttke è ostinazione, scelta consapevole, non è MAI inerzia. La sua forza è un borderline estremamente bilanciato. La tensione paradossale della sua pratica, essenzialmente performativa anche nell’utilizzo degli oggetti installati, nella fotografia e in qualsiasi mezzo decida di utilizzare all’occorrenza, trionfa in un climax culminante in un fiato di sospensione statica. Un passaggio. Il momento, quel momento in cui si arriva al punto. La linea del bordo. REST. Arriva, fermati, riposati, sparisci, guarda. La cima, la meta, il fine perseguito. Ecco il momento in cui il pensiero interiore ruminato si confonde con la crudele bellezza del circostante. In cui il self si riscopre chimico. Dopo che i limiti del corpo hanno costretto i limiti della psiche a scendere a patti col dissolvimento, con la scomparsa nell’immanente, con la trasparenza dell’ego. Miriam Wuttke combacia la performance atletica alla performance artistica costruendo passo dopo passo un’esperienza creativa, l’opera. Le fotografie, le impressioni, le forme rubate al paesaggio (o al simulacro del paesaggio). Gli stimoli marinano e si addensano in ciò che, in fase successiva, diverrà documento e rielaborazione. Sparire in cima. Coazione ottimizzata. Risoluzione. RETURN. Torna. E adesso? Sei un eroe, glorioso apice, successo infallibile. E dopo? Se l’andata ha nutrito e digerito un viluppo di pensieri autoanalitici, se la vetta è stata lo stallo, la sospensione risolutiva, un’effimera pace congelata, se il ritorno fosse la morte? Se il tornare rimanesse vuoto, vano, patetico, se nel ritorno al quotidiano ogni atto compiuto fosse riformattato, perso, disprezzato? Se non fossi tornato? Se fossi scomparso? Se fossi morto? Il ritorno di Miriam Wuttke è la sua unica e personale sintesi creativa, una dichiarazione d’intenti, il miglioramento dell’esperienza, l’installazione organica e la rielaborazione dell’atto pragmatico in azione simbolica, la condivisione con l’altro, la narrazione. Nel ritorno, morphing nell’esposizione, l’artista risponde alle domande specifiche della febbre post-epifanica con una produzione di opere che hanno lo scopo di ri-materializzane il ricordo. Rievocando un gesto di cui il pubblico ha solo una concezione letteraria e romantica, l’artista traduce l’intricato percorso svolto negli ultimi tre anni in un linguaggio condivisibile e usufruibile. L’intento è nel dialogo e nel confronto. Dal conseguimento di un risultato personale inseguito, stanato, ghermito grazie alla solitudine più totale, Miriam Wuttke non può fare a meno di tornare per raccontarcelo. ___ *Counterfobia: una coazione a cercare le cause della paura o ansia invece di evitarli. |
Summit Fever by Miriam Wuttke Create a monomyth. Use counterphobia. Tackle the fear. Disappear. Return. The exhibition Summit Fever is a reflection of the thoughts I have during long distances hiking experiences which are physically and mentally challenging and personality shaping through the process of disappearing into an emotional vacuum in the mountains, relying on balancing strength, willpower and endurance. The interesting to difficult and remote mountainous terrain I walk alone is like a white canvas for my thoughts which would come and go, and which I sometimes mark via taking pictures of landscapes or objects I find on the way. This silent meditative conversation between myself and the beautiful yet cruelly eternal surrounding is something that I always searched for and needed to stay in contact with. But what happens when I did it all, after the goal, after the peak, after the distance? What happens when the time of silence has come to an end? How will I approach normality, mediocrity, the every day battles again? I found out that it is of a vital importance to reflect how much we belong together, how much we see the same beauty facing something as eternal as a mountain range, and how important communication is when we come back from extreme and physically and mentally challenging experiences. - Yet. What if escapism won forever, and what if we didn't care about sharing what we have seen and felt? What if? What if I lived „the bigger the dream, the bigger the risks“ and didn't care? What if I never returned? And why can’t I get rid of this thought sometimes? And what if I returned and didn't even mention my journey? If you see you can't make it: Just turn back. Failure might become victory. Measures and coordinates. Text excerpts by Christopher Bergland, Matthew Barlow, Conrad Anker and Reinhold Messner / Gasherbrum Der Leuchtende Berg, Werner Herzog, 1984 Miriam Wuttke, artista multidisciplinare e art therapist. Vive e lavora a Berlino. E’ nata a Forchheim, in Germania. Dal 1996-2001 ha vissuto a New York City dove, oltre a sviluppare varie collaborazioni con artisti e istituzioni, ha frequentato l’Art Students League con Larry Poons, dal 2001-2006 ha frequentato la Fachhochschule Ottersberg col Prof Hermanus Westendorp dove ha conseguito il BA, diploma in Art Sciences. Vive a Berlino dal 2006. Le sue performances, i suoi lavori e i suoi progetti sono stati esibiti a New York, Berlino, Londra, Monaco di Baviera, Amburgo, Salisburgo, Miami, Poznan, Torino, Padova, Venezia e dOCUMENTA (13) di Kassel. |
PAST:
Miriam Wuttke | MY Hidden Nature / In Side Out
PERFORMANCE Miriam Wuttke MY HIDDEN NATURE / In Side Out a cura di Barbara Fragogna ONLY-ONE-DAY EVENT Sabato 5 Dicembre 2015 dalle 19 alle 20 Foto di Davies Zambotti In Side Out
La performance "My Hidden Nature :: In Side Out" deriva dalla serie fotografica del 2014 dallo stesso titolo che ha preso ispirazione dalle riflessioni dell'alpinista Reinhold Messner riguardo alla sua scalata in solitaria del Nanga Parabat. La performance di Wuttke affronta le tematiche della perdita, la solitudine, l'ansia, il silenzio: il superamento dei confini; l'abbraccio del decadimento fisico e dell'esperienza di pre-morte. Il narcisismo decadente incontra la rivelazione mistica. C'è un conflitto interiore in atto, forse non rivelato, forse espresso, forse irrilevante. The performance My Hidden Nature :: In Side Out derives from Miriam Wuttkes 2014 photo series My Hidden Nature and was inspired by alpine mountaineering and Reinhold Messners reflection about his solo tour Nanga Parbat. It deals with loss, loneliness, anxiety, silence: overcoming boundaries; the embrace of physical decay and near death experience. Decadent narcissism meets mystic revelation. There is inner conflict- Maybe not revealed; Maybe expressed; Maybe not relevant.- But ok. |