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MIRIAM WUTTKE
Introspective Cluster :: HapticDiVision_44
9 maggio - 8 giugno 2019


Miriam Wuttke
Introspective Cluster :: HapticDiVision_44
a cura di Barbara Fragogna

Inaugurazione &
Happy birthday opening: let’s celebrate the artist!
giovedì 9 maggio - ore 19

dal 9.5 al 8.6.2019
Gio - Sab // 16 - 19.30
e su appuntamento


La Fusion Art Gallery presenta Introspective Cluster :: HapticDiVision_44, seconda mostra personale di Miriam Wuttke in occasione della quale l’artista multidisciplinare berlinese presenterà un gruppo di lavori performativi, fotografici e installativi. Life is a side show. Forze centrifughe, turbine/tensione di mezz’età, una costruzione antologica multidimensionale, un presente progressivo performativo di oggetti accessibili e immagini aeree, un grumo introspettivo, costellazione identitaria, orgia tattile, amplificatore di senso, epopea ironica e drammatica.

La mostra fa parte di FO.TO - Fotografi a Torino e rientra nei circuiti di NEsxT, COLLA, ContemporaryArt Torino e Piemonte.
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Dress to kill_performance series_
photo by Petrov Ahner_(c)Miriam Wuttke 2012

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Contatto Glitch :: interferenza percettiva
di Barbara Fragogna

È così che la follia del mondo prova a impossessarsi di te: penetrando dall'esterno, costringendoti a vivere nella sua realtà.
                                  – Jeff VanderMeer (da Annientamento)




Tocca, assorbi, sedimenta, trasmuta, espira. Per mezzo, attraverso, grazie al contatto vedo, ascolto, annuso, sento. Intorno a Miriam Wuttke, al suo lavoro, in mezzo alle sue installazioni/oggetti, alle sue azioni, al suo corpo, tutta l’atmosfera diventa aura palpabile (non mistica). La posso toccare anche a distanza perché è densa e intensa e pregna, importante ma non ingombrante, prorompente e sensuale e solida. Miriam, nei suoi gesti performativi è un medium di catarsi, c’è qualcosa che non si riesce a dire ma che inchioda i piedi al suolo, per non perderne neanche un fiato, davvero. Tra i suoi oggetti, fotografie, dipinti, gingilli, installa anche il pubblico, siamo opera incastonata, in perfetto equilibrio con lo spazio e il tempo biologico. Sospesi tra la realtà dei fatti sia teorici che tangibili, virtuali e concreti, riusciamo a stabilire la connessione con il nostro stesso piacere estetico e intellettuale. 
 
Del resto Miriam è il succo/nocciolo della sua persona, è il nucleo denso di un proprio Big Bang nel quale precipitano morte, vita, spazio, tempo, empatia, amore, ego, felicità, tatto, senso, consapevolezza, sopravvivenza, oggetto, culto, credo, conoscenza, virtuale, reale, digitale, analogico, pelle, struttura, superficie, texture, movimento, funzione, fisica, processo, durata, performance, agilità, età, privazione, solitudine, angoscia, relazione, impatto, esperienza, coesione, recupero/riparazione, tempo, spazio, vita, morte. Il ciclo dell’esperienza umana nel corso di un lungo percorso artistico e personale onesto e temerario.
 
In questa mostra ci sono diciassette anni di "grappoli introspettivi". Il focus è sul tatto aptico, nella sua accezione tecnologica d’interfaccia in giustapposizione con il semplice e atavico tatto “a pelle” saturo di significati. In questa epoca ancora di transizione, nel pieno scompiglio della velocità furiosa della rivoluzione digitale, ci interroghiamo sul futuro prossimo, temiamo di perdere il contatto con il Sé ma anche di riuscire a mantenere un contatto con la coscienza/consapevolezza a vantaggio di un’omologazione assurda con linee d’ideali sempre più semplificate e sterili. Affascinati dalle possibilità infinite, come decisori impulsivi scattiamo contro una luce glitch, intermittente in orizzontale, monitor rgb e visore, aumentatore di fatalità bit. Abbacinati dalla novità empirica, siamo i tester oggettuali dello spirito del tempo electrovirtualtrance (Zeitgeist).
 
Ancora magnifici delle nostre potenzialità animali, potremmo scavalcare la pulsione del Sapiens per la prevaricazione e l’avarizia, potremmo rivalutare il tatto fisico, percepirne il magnetismo, sonorizzare il cervello, sintonizzarlo sul verde di radici e foglie di empatia, potremmo fare attenzione ai dettagli, capire il senso delle parole (che enunciamo), appropriarci dei contenuti, manifestare l’orgoglio, favorire il baratto, spodestare gli intermediari, condividere lo spazio, creare individualità complesse, educate, buone. Potremmo, possiamo, facciamo già. 
 
Ma attenzione! questa mostra è anche un compleanno, una celebrazione, una ricorrenza, un’apoteosi.
Big Bang Boom!
 




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ENGLISH


Introspective Cluster :: HapticDiVision_44
by Miriam Wuttke


The shell must be cracked apart if what is in it is to come out, for if you want the kernel you must break the shell. And therefore if you want to discover nature's nakedness you must destroy its symbols, and the farther you get in the nearer you come to its essence. When you come to the One that gathers all things up into itself, there you must stay. - Meister Eckhart


In my 2019 solo exhibition I focus on the correlations between the senses vision and haptic as profound tools of existence, survival and development in the world which we are born to and we also set out to (re-)create and shape. I raise questions about the impact of a speeded up development of new tools and services at a crucial point of global changes defined by the digital revolution. Virtual worlds create new realities which will be revolutionized by haptic technology. The question is how these fast global developments will influence humankind in the transition time from exploring by touch in the first stages of conscious existence to recreating senses by mimicking touch in virtual worlds. Maybe the world as we know it or believe it to be will seize to exist due to human overpopulation sooner than we can imagine. Maybe the virtual worlds which are recreated and enhanced will be all that is left in shrinking personal and societal spheres and experience fields deprived of „real“ nature, species, one on one communication and human touch; nowadays technological developments raise questions about what reality actually is and thus a feeling of unease in many people trying to keep up with the digital revolution as well as the disappearance of factual entities which once affirmed a secure existence. Inside a timeframe of 17 years, from 2002 till date, I chose and created work reflecting on physical, sensual, psychological and mental states of existence between affirmation and transiency. The exhibition is framed between the priorities of nature and technology, self-reflection and collective, control and coincidence. The fundamental anxious question of yesterday`s and tomorrow`s generations could be: „Are we losing touch?“ while every single persons life is fundamentally shaped by haptic perception. Touch is the fundamental link to a psychological manifestation in the world outside the natural border defined by our skin. What if this habitual world will discontinue? Will haptic technology create another?



ITALIANO


Introspective Cluster :: HapticDiVision_44
by Miriam Wuttke


Il guscio deve essere spezzato se quello che è dentro deve uscire, perché se vuoi il nocciolo devi rompere il guscio. E quindi se vuoi scoprire la nudità della natura devi distruggerne i simboli, e quanto più ti avvicini, ti avvicini alla sua essenza. Quando vieni a Colui che raccoglie tutte le cose in se stesso, lì devi rimanere. - Meister Eckhart



Nella mia mostra personale del 2019, ho scelto di concentrarmi sul rapporto fra la visione dei sensi e la tecnologia aptica, indagati come strumenti essenziali alla base dell’esistenza, della sopravvivenza e dello sviluppo del mondo in cui siamo nati e del mondo che abbiamo intenzione di (ri)creare e forgiare. Ho deciso di porre questioni relative all’impatto che lo sviluppo accelerato di nuovi strumenti e servizi tecnologici hanno in un momento cruciale di cambiamento a livello globale determinato dalla rivoluzione digitale. I mondi virtuali infatti generano nuove realtà che verranno rivoluzionate dalla tecnologia aptica. La domanda da porsi è come e quanto questo veloce sviluppo tecnologico a livello mondiale potrà influenzare l’umanità in un momento di passaggio dall’esperienza tattile diffusa nei primi stadi dell’esistenza umana alla rigenerazione dei sensi replicando il tattile nei mondi virtuali. Forse il mondo, come lo conosciamo adesso o come pensiamo che sia dovrà crescere per esistere prima di quanto possiamo immaginare, a causa di un problema di sovrappopolazione. Forse i mondi virtuali che vengono ricreati e potenziati saranno tutto ciò che porterà alla riduzione della sfera personale e sociale e dei campi dell’esperienza, privati della “vera” natura, delle specie, come anche della comunicazione e del contatto umano; oggi lo sviluppo tecnologico induce a ragionare su cosa sia davvero reale e crea un sentimento di ansia fra le tante persone che cercano di stare al passo con la rivoluzione digitale, oltre a comportare la scomparsa di entità fattuali che prima erano il segno di una esistenza certa. Nell’arco di 17 anni, dal 2002 ad oggi, ho scelto e creato opere che riflettessero sullo stato fisico, sensibile, psicologico e mentale dell’esistenza, fra stabilità e transitorietà. La mostra è costruita sull’opposizione fra le priorità della natura e quelle della tecnologia, fra l’autoriflessione e l’attività collettiva, su cosa è controllato e cosa è casuale. Il fondamentale e preoccupante interrogativo della generazione di oggi e di domani potrebbe essere: “Stiamo perdendo il senso del tatto?” quando la vita di ogni singola persona è fondamentalmente formata dalla percezione aptica. Il tatto è il collegamento fondamentale di una manifestazione psicologica con il mondo che sta al di fuori del limite della natura marcato dalla nostra pelle. Che cosa succederebbe se questo mondo ormai per noi così abituale smettesse di esistere? La tecnologia aptica ne creerebbe un altro?


Miriam Wuttke
SUMMIT FEVER
a cura di Barbara Fragogna

Inaugurazione
sabato 22 aprile - ore 19


dal 22.4 al 28.6.2017
Gio - Sab // 16 - 19.30
e su appuntamento


La Fusion Art Gallery presenta SUMMIT FEVER, mostra personale di Miriam Wuttke in occasione della quale l’artista multidisciplinare berlinese presenterà un gruppo di lavori performativi, fotografici e installativi. Le opere in mostra sono il risultato della ricerca dell’artista sui temi della perdita: la solitudine, l'ansia, il silenzio, il superamento dei confini; l'abbraccio del decadimento fisico e dell'esperienza di pre-morte che si rivelano e svelano in alta quota. 
La mostra fa parte di COLLA la nuova piattaforma delle gallerie torinesi e rientra nel circuito di NEsxT Independent Art Network.

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MIRIAM WUTTKE
website



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In collaborazione con:
Fusion Project,
Edizioni Inaudite,
COLLA/To contemporary art network
NEsxT / Independent Art Network
ContemporaryArt Torino+Piemonte


Push, go, rest. Return. / Spingi, vai, fermati. Torna.
di Barbara Fragogna
 
“The emotional anxiety of everyday life is confusing, ambiguous and diffuse, and you don’t know the source of it. In the mountains, the emotion is fear, and the source is clear: if I fall, I die.”  – Mattew Barlow
 
 
Summit Fever è il desiderio compulsivo di raggiungere la vetta della montagna ad ogni costo e, per estensione, l’ossessione del perseguimento di un fine.
 
PUSH.
Miriam Wuttke spinge in avanti forzando teoria, desiderio, necessità e stimolo in azione praticando il trekking in alta montagna: ciclicamente, ferocemente, avidamente, sensualmente, disperatamente. La spinta è reazione, carica, bomba. Il gesto del suo corpo performativo perfora il momento statico del pensiero tormentato fine-a-se-stesso che si forma-contorce-avviluppa nella mediocrità della routine quotidiana per prorompere, solidificandosi, in una monomania mitica, rocciosa e immobile: la vetta.  La spinta è slancio ascendente, fuga necessaria per trovare la solitudine del pensiero originale, aspirazione. La spinta è già risoluzione.
 
GO.
L’artista va avanti, compie, consegue uno stato ascetico/materico/ferino che le permette di cercare, sondare, scandagliare il pensiero violento delle sue ansie e paure più intime, subconsce e vivide contrapponendole alla paura più tangibile e banale del “crepaccio/morte”. Per mezzo di espedienti counterfobici* stana le bestie minacciose dei suoi reconditi disagi per portarle alla luce e quindi affrontarle. L’isolamento, la rarefazione, la solitudine, la mancanza, il vuoto aspiratore delle valli, degli anfratti, dei crepacci, il vortice di neve secca, di nuvole basse, di sole bruciante, gli incontri fortuiti con elementi autoctoni, edifici deturpati, oggetti semi-estinti, tracce di altre identità di passaggio, il bosco irto-alto, onnisciente cattedrale di natura umana/specchio mirabile, alterazione e alter ego. Avanti per il contingente metafisico buio di sé, il pieno/vuoto sensoriale da tenere in equilibrio grazie alla forza di volontà, alla resistenza. Resistenza. L’esperienza dell’andare avanti in Miriam Wuttke è ostinazione, scelta consapevole, non è MAI inerzia. La sua forza è un borderline estremamente bilanciato. La tensione paradossale della sua pratica, essenzialmente performativa anche nell’utilizzo degli oggetti installati, nella fotografia e in qualsiasi mezzo decida di utilizzare all’occorrenza, trionfa in un climax culminante in un fiato di sospensione statica. Un passaggio. Il momento, quel momento in cui si arriva al punto. La linea del bordo.
 
REST.
Arriva, fermati, riposati, sparisci, guarda. La cima, la meta, il fine perseguito. Ecco il momento in cui il pensiero interiore ruminato si confonde con la crudele bellezza del circostante. In cui il self si riscopre chimico. Dopo che i limiti del corpo hanno costretto i limiti della psiche a scendere a patti col dissolvimento, con la scomparsa nell’immanente, con la trasparenza dell’ego. Miriam Wuttke combacia la performance atletica alla performance artistica costruendo passo dopo passo un’esperienza creativa, l’opera. Le fotografie, le impressioni, le forme rubate al paesaggio (o al simulacro del paesaggio). Gli stimoli marinano e si addensano in ciò che, in fase successiva, diverrà documento e rielaborazione. Sparire in cima. Coazione ottimizzata. Risoluzione.
 
RETURN.
Torna. E adesso? Sei un eroe, glorioso apice, successo infallibile. E dopo? Se l’andata ha nutrito e digerito un viluppo di pensieri autoanalitici, se la vetta è stata lo stallo, la sospensione risolutiva, un’effimera pace congelata, se il ritorno fosse la morte? Se il tornare rimanesse vuoto, vano, patetico, se nel ritorno al quotidiano ogni atto compiuto fosse riformattato, perso, disprezzato? Se non fossi tornato? Se fossi scomparso? Se fossi morto? Il ritorno di Miriam Wuttke è la sua unica e personale sintesi creativa, una dichiarazione d’intenti, il miglioramento dell’esperienza, l’installazione organica e la rielaborazione dell’atto pragmatico in azione simbolica, la condivisione con l’altro, la narrazione. Nel ritorno, morphing nell’esposizione, l’artista risponde alle domande specifiche della febbre post-epifanica con una produzione di opere che hanno lo scopo di ri-materializzane il ricordo. Rievocando un gesto di cui il pubblico ha solo una concezione letteraria e romantica, l’artista traduce l’intricato percorso svolto negli ultimi tre anni in un linguaggio condivisibile e usufruibile. L’intento è nel dialogo e nel confronto. Dal conseguimento di un risultato personale inseguito, stanato, ghermito grazie alla solitudine più totale, Miriam Wuttke non può fare a meno di tornare per raccontarcelo.
 
___
*Counterfobia: una coazione a cercare le cause della paura o ansia invece di evitarli.


Summit Fever

by Miriam Wuttke
 
Create a monomyth.
Use counterphobia.
Tackle the fear.
Disappear.
Return.
 
The exhibition Summit Fever is a reflection of the thoughts I have during long distances hiking experiences which are physically and mentally challenging and personality shaping through the process of disappearing into an emotional vacuum in the mountains, relying on balancing strength, willpower and endurance.

The interesting to difficult and remote mountainous terrain I walk alone is like a white canvas for my thoughts which would come and go, and which I sometimes mark via taking pictures of landscapes or objects I find on the way.

This silent meditative conversation between myself and the beautiful yet cruelly eternal surrounding is something that I always searched for and needed to stay in contact with. But what happens when I did it all, after the goal, after the peak, after the distance?
What happens when the time of silence has come to an end? How will I approach normality, mediocrity, the every day battles again?
I found out that it is of a vital importance to reflect how much we belong together, how much we see the same beauty facing something as eternal as a mountain range, and how important communication is when we come back from extreme and physically and mentally challenging experiences. - Yet.
What if escapism won forever, and what if we didn't care about sharing what we have seen and felt?

What if?
What if I lived „the bigger the dream, the bigger the risks“ and didn't care?
What if I never returned?
And why can’t I get rid of this thought sometimes?
And what if I returned and didn't even mention my journey?
If you see you can't make it: Just turn back.
Failure might become victory.
Measures and coordinates.
 
Text excerpts by Christopher Bergland, Matthew Barlow, Conrad Anker and Reinhold Messner /
Gasherbrum Der Leuchtende Berg, Werner Herzog, 1984







Miriam Wuttke, artista multidisciplinare e art therapist.
Vive e lavora a Berlino.
E’ nata a Forchheim, in Germania.
Dal 1996-2001 ha vissuto a New York City dove, oltre a sviluppare varie collaborazioni con artisti e istituzioni, ha frequentato l’Art Students League con Larry Poons, dal 2001-2006 ha frequentato la Fachhochschule Ottersberg col Prof Hermanus Westendorp dove ha conseguito il BA, diploma in Art Sciences. Vive a Berlino dal 2006. Le sue performances, i suoi lavori e i suoi progetti sono stati esibiti a New York, Berlino, Londra, Monaco di Baviera, Amburgo, Salisburgo, Miami, Poznan, Torino, Padova, Venezia e dOCUMENTA (13) di Kassel.


PAST:
Miriam Wuttke | MY Hidden Nature / In Side Out



PERFORMANCE

Miriam Wuttke

MY HIDDEN NATURE / In Side Out
a cura di Barbara Fragogna


ONLY-ONE-DAY EVENT
Sabato 5 Dicembre 2015
dalle 19 alle 20



Foto di Davies Zambotti


In Side Out

La performance "My Hidden Nature :: In Side Out" deriva dalla serie fotografica del 2014 dallo stesso titolo che ha preso ispirazione dalle riflessioni dell'alpinista Reinhold Messner riguardo alla sua scalata in solitaria del Nanga Parabat. La performance di Wuttke affronta le tematiche della perdita, la solitudine, l'ansia, il silenzio: il superamento dei confini; l'abbraccio del decadimento fisico e dell'esperienza di pre-morte. Il narcisismo decadente incontra la rivelazione mistica. C'è un conflitto interiore in atto, forse non rivelato, forse espresso, forse irrilevante.



The performance My Hidden Nature :: In Side Out derives from Miriam Wuttkes 2014 photo series My Hidden Nature and was inspired by alpine mountaineering and Reinhold Messners reflection about his solo tour Nanga Parbat. It deals with loss, loneliness, anxiety, silence: overcoming boundaries; the embrace of physical decay and near death experience. Decadent narcissism meets mystic revelation. There is inner conflict- Maybe not revealed; Maybe expressed; Maybe not relevant.- But ok.
Miriam Wuttke



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