RENZO MARASCA
O Mar Silente
14 dicembre 2019 ore 19
14 dicembre 2019 ore 19
Renzo Marasca
O Mar Silente a cura di Barbara Fragogna Inaugurazione: sabato 14 dicembre - ore 19 dal 14.12.2019 al 30.1.2020 Gio - Sab // 16 - 19.30 e su appuntamento La mostra rientra nei circuiti di NEsxT, COLLA, ContemporaryArt Torino e Piemonte |
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O MAR SILENTE
di Renzo Marasca Spiaggia di Adiça, sud del Portogallo. Un rilievo roccioso, ricoperto di aspra e bassa vegetazione, si volge alla spiaggia come una presenza silenziosa che al mattino proietta la frescura fino all’umida e liscia battigia. In quelle ore fa freddo ad Adiça e dopo che l’alba è già passata da qualche ora, lentamente la grande roccia comincia a richiamare la sua ombra a sé; solo allora il giorno diventa giorno e il sole s’impossessa di ciò che è suo; ma fino all’ora del risveglio l’ombra della roccia assorbe ogni suono, e persino il respiro del mare sembra essere attutito in un silenzio quasi innaturale. O Mar Silente, pensai. E questo pensiero nominato è divenuto il titolo della mostra. Qui l’idea del mare lega un lavoro all’altro in una dimensione che non richiama soltanto la sua comunque inevitabile componente naturalistica, quanto una condizione culturale dell’esistere di un territorio che per sua natura guarda più al mare che alla terra. E su quella spiaggia ho realizzato parte dei lavori qui esposti. La grande tela, che titola la mostra, dipinta ad acquarello e acqua di mare, è stata stesa sulla battigia poi immersa in acqua poi di nuovo stesa, nel tentativo di cercare un contatto diretto con quel tipo di natura; a volte le onde allungavano la propria lingua fino alla tela e, nel ritornare al mare, lasciavano su di essa - di forza - la propria impronta di acqua salata e sabbia in una sorta di lotta silenziosa e veloce tra me e le onde del mare; infatti quegli ultimi sprazzi di oceano, che toccavano la tela e il colore, sovrastavano ogni mio gesto donando all’immagine che si andava formando quella primordiale e inevitabile forma di pittura che smise di interessarsi a me per rivolgersi, invece, al mare. Il grande telo di lino l’ho poi concluso in studio tracciando segni di pastello a cera, in ampi gesti su tutto lo spazio dipinto. Sulla stessa spiaggia, alcune settimane dopo, ho posizionato una videocamera di fronte al mare con l’intenzione di filmare il solo movimento delle onde in una ripresa fissa e senza audio. L’elemento narrativo improvviso è evidenziato da tre persone che entrano nei 16:9 dell’inquadratura inconsapevoli di essere ripresi. Le stesse intenzioni di raggiungere quell’apparente silenzio sono presentate in una serie di cinque carte veline dipinte con cere e gouache, in stratificazioni coloristiche complesse e processi mentali che la mano deposita in quel pensiero estetico. Infine alcune foto documentano il grande telo bianco sulla spiaggia come un reperto rifiutato dal mare e un piccolo quadro grigio piombo, che rimanda all’astrazione di una carta nautica o una mappa geografica. O Mar Silente - appositamente in lingua portoghese - è dunque una riflessione pittorica en plein air che si ispira all’eterno e ritmico movimento del mare, portando con sé la storia del mondo. Lisbona, Novembre 2019 |
ESTERNO OVEST
di Barbara Fragogna “Noi non abbiamo riguardi; non ne attendiamo da voi. Quando verrà il nostro turno, non abbelliremo il terrore.“ - Karl Marx Nel silenzio in cui ogni cosa si schiude piano, nel bagliore di un albeggiare tenue diffuso sul mare, dal vuoto dell’aria fresca, gelida, umida, salata, densa, effimera, sabbiosa, azzurra, un’onda infrange il sogno, lo frastaglia, lo rifrange. Multiformi schizzi di colore irradiano caleidoscopici mulinelli e la testa esplode in un pensiero dardeggiante: lontano oltre il mare, l’opportunità. Opportunità, non speranza ma possibilità, l’andare e il tornare di molecole sempre differenti e apparentemente uguali genera una possibilità antagonista, acerrima nemica dell’abbandono, del tempo della disillusione. La spinta all’orlo, oltre l’orlo come positivo e cieco desiderio di conquista della novità. Renzo Marasca scava il “frame” di una sospensione precisa, l’uomo sulla scogliera di Friedrich senza il vento che strappa i vestiti, senza la tempesta e l’assalto del gesto plateale, della rivolta, dello splendore della gloria. Marasca è un eroe savio che imbriglia il furore (che c’è, sia ben chiaro), lo rende poetico, ermetico ma esplicito, la contraddizione del contenuto di un crogiolo di magma e ghiaccio. Dal suo pugno, dalla posizione china sulla spiaggia ad accarezzare la tela con l’onda lunga delle profondità abissali per nulla inconsce, egli proclama un punto mai fermo che gorgoglia come la bianca spuma marosa: silenzio roboante. La guerra arriva, la guerra è arrivata, è questo desiderio latente di scattare, questo pungolo che ci sussurra neuronale: “scappa, scappa”, questa tensione che si aggrappa ai muscoli addominali e che ci taglia il fiato, che ci minaccia ammonendoci mettendoci in guardia contro il pericolo di un imminente collasso sociale, umano. Una crisi che non teme rivolta, che preannuncia rivolta, che sopisce ogni rivolta. L’artista di questa mostra delicata e magnifica, che usa materiali fragili, sottili come la carta velina e la tela libera (senza telaio), che permette alla battigia di impostare un ritmo, che non impone ma accoglie, che documenta e osserva da dietro una lente, che manipola ed elabora con colori dalle basi morbide, è un uomo che scruta il contemporaneo, un esule che migra tra i confini di una non patria (L’Europa), una mente splendida, implacabile e modesta, un corpo consapevole del suo ruolo pulviscolare, una voce intelligente e complessa, una brillante superficie cangiante. Un guerriero onesto. |
SELECTED AVAILABLE WORKS at the Gallery:
RENZO MARASCA
B. ITALY. LIVES IN LISBON AND BERLIN |
PRESSO LA FUSION ART GALLERY:
Renzo Marasca // EUTOPIA - L’EUROPA COME CORPO COMPLESSO
a cura di Carolina Lio
a cura di Carolina Lio
Renzo Marasca
EUTOPIA L'Europa come corpo complesso a cura di Carolina Lio 14.5 - 11.6.2016 Inaugurazione sabato 14 maggio ore 19 Gio - Sab // 16 - 19.30 e su appuntamento In collaborazione con www.edizioniinaudite.weebly.com |
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INSTALLATION VIEW:
RENZO MARASCA.
EUTOPIA. L’EUROPA COME CORPO COMPLESSO
di Carolina Lio
Negli ultimi anni l’interesse di Renzo Marasca si è radicato nello studio della forma - particolarmente della forma pittorica - per sviluppare un discorso ideologico legato alle condizioni economiche e politiche d’Europa. Soprattutto, ha identificato come focus della sua ricerca la mobilità di persone e di capitali come ente trasformatore della forma sociale dell’UE. Politiche neoliberali, economie post-industriali e strategie di gentrificazione hanno, infatti, spinto vaste porzioni di cittadini a muoversi in nuove aree, a riorganizzare le proprie pratiche familiari e comunitarie, a riconsiderare la propria identità e il proprio ruolo all’interno di una struttura geografica e politica in equilibrio precario.
Ancora prima che le ultime ondate migratorie dal Medio Oriente minassero ulteriormente le relazioni tra gli stati membri, e assai prima di eclatanti spaccature, come la volontà del Regno Unito di indire un referendum per uscire dall’Unione, le ricerche di Renzo Marasca sono frutto di esperienza personale e di una riflessione autobiografica come ‘immigrato’ in altri paesi. O meglio, come ‘artista-nomade’. Infatti, seguendo la parte che la cultura occupa strategicamente nella riqualificazione e riconversione delle aree ex-industriali, Renzo Marasca si è trasferito dall’Italia a Berlino nel 2009, e ha poi vissuto per un breve periodo a Barcellona prima di scegliere, un anno fa, di stabilirsi a Lisbona. Quello che queste tre città hanno in comune è l’alternanza ambigua con cui passano storicamente da un ruolo centrale all’essere in posizione periferica (e viceversa), e i recenti sforzi delle amministrazioni locali di forzare la città a una gentrificazione rischiosa, che richiama i capitali internazionali a spese delle comunità locali, e che usa la cultura (es. costruzione di musei e aree dedicate a gallerie alternative e studi di artisti) come tappa intermedia di un cambiamento urbano traumatico.
Il modo con cui Renzo Marasca si relaziona con questi cambiamenti ha però una certa ambivalenza. Da un lato li subisce, dovendo di volta in volta ricollocarsi dove la gentrificazione favorisce economicamente l’insediamento momentaneo di artisti in una fase di transizione di certe aree da periferia a centro. Per esempio, Berlino Est, dove nel giro di pochi anni Renzo ha dovuto spostarsi quattro volte di quartiere in quartiere. Dall’altro lato, però, si mantiene in equilibrio muovendosi di pari passo con le nuove opportunità che a ondate si estendono dall’interno verso l’esterno d’Europa, identificate nelle nuove ex-periferie dove il concetto di confine collassa. Per esempio la Lisbona di un Portogallo a un passo dal fallimento, che ha sofferto una deflazione del lavoro e che per questo è diventata una città appetibile per molte aziende del resto d’Europa (prima tra tutte la Germania) per trasferirvi parte delle loro attività.
In Italia, anche se originario di Jesi, l’interesse di Renzo Marasca si è da tempo focalizzato su Torino, città che rappresenta a pieno la crisi di un’Italia post-industriale che passa dall’essere in una situazione centrale all’essere periferia d’Europa. La Fiat è stata il motore prima di una forte immigrazione e poi di una altrettanta drastica emigrazione, riempiendo e poi svuotando le periferie torinesi e costringendo l’amministrazione pubblica a gestire, prima una rapida gentrificazione e, successivamente, il suo fallimento. Per questa stessa ragione, molti artisti si sono trasferiti dalla centrale Milano a una Torino diventata periferica e quindi più economica, creativa e interessata a una rivalutazione dell’immagine della città tramite i suoi aspetti culturali.
Ispirandosi a Torino per quanto riguarda poi il fenomeno dell’Arte Povera, Renzo Marasca cerca quel sottile collegamento tra una forma semplice, e appunto ‘povera’, e un’etica politica e critica. Come scriveva Roland Barthes, l’intenzione etica di un ‘autore’ (o artista) è nella forma tanto quanto nel contenuto, se non addirittura più nella forma. Le forme di Renzo sono complesse, ma non complicate, non hanno un centro e una periferia ma non sono statiche, sono affrontate come corpo concettuale, problematiche e sottili, e rappresentano insieme una struttura in mobilità fragile in cui è ambiguo il rapporto di forze in bilico tra sostegno reciproco e spinta distruttiva.
EUTOPIA. L’EUROPA COME CORPO COMPLESSO
di Carolina Lio
Negli ultimi anni l’interesse di Renzo Marasca si è radicato nello studio della forma - particolarmente della forma pittorica - per sviluppare un discorso ideologico legato alle condizioni economiche e politiche d’Europa. Soprattutto, ha identificato come focus della sua ricerca la mobilità di persone e di capitali come ente trasformatore della forma sociale dell’UE. Politiche neoliberali, economie post-industriali e strategie di gentrificazione hanno, infatti, spinto vaste porzioni di cittadini a muoversi in nuove aree, a riorganizzare le proprie pratiche familiari e comunitarie, a riconsiderare la propria identità e il proprio ruolo all’interno di una struttura geografica e politica in equilibrio precario.
Ancora prima che le ultime ondate migratorie dal Medio Oriente minassero ulteriormente le relazioni tra gli stati membri, e assai prima di eclatanti spaccature, come la volontà del Regno Unito di indire un referendum per uscire dall’Unione, le ricerche di Renzo Marasca sono frutto di esperienza personale e di una riflessione autobiografica come ‘immigrato’ in altri paesi. O meglio, come ‘artista-nomade’. Infatti, seguendo la parte che la cultura occupa strategicamente nella riqualificazione e riconversione delle aree ex-industriali, Renzo Marasca si è trasferito dall’Italia a Berlino nel 2009, e ha poi vissuto per un breve periodo a Barcellona prima di scegliere, un anno fa, di stabilirsi a Lisbona. Quello che queste tre città hanno in comune è l’alternanza ambigua con cui passano storicamente da un ruolo centrale all’essere in posizione periferica (e viceversa), e i recenti sforzi delle amministrazioni locali di forzare la città a una gentrificazione rischiosa, che richiama i capitali internazionali a spese delle comunità locali, e che usa la cultura (es. costruzione di musei e aree dedicate a gallerie alternative e studi di artisti) come tappa intermedia di un cambiamento urbano traumatico.
Il modo con cui Renzo Marasca si relaziona con questi cambiamenti ha però una certa ambivalenza. Da un lato li subisce, dovendo di volta in volta ricollocarsi dove la gentrificazione favorisce economicamente l’insediamento momentaneo di artisti in una fase di transizione di certe aree da periferia a centro. Per esempio, Berlino Est, dove nel giro di pochi anni Renzo ha dovuto spostarsi quattro volte di quartiere in quartiere. Dall’altro lato, però, si mantiene in equilibrio muovendosi di pari passo con le nuove opportunità che a ondate si estendono dall’interno verso l’esterno d’Europa, identificate nelle nuove ex-periferie dove il concetto di confine collassa. Per esempio la Lisbona di un Portogallo a un passo dal fallimento, che ha sofferto una deflazione del lavoro e che per questo è diventata una città appetibile per molte aziende del resto d’Europa (prima tra tutte la Germania) per trasferirvi parte delle loro attività.
In Italia, anche se originario di Jesi, l’interesse di Renzo Marasca si è da tempo focalizzato su Torino, città che rappresenta a pieno la crisi di un’Italia post-industriale che passa dall’essere in una situazione centrale all’essere periferia d’Europa. La Fiat è stata il motore prima di una forte immigrazione e poi di una altrettanta drastica emigrazione, riempiendo e poi svuotando le periferie torinesi e costringendo l’amministrazione pubblica a gestire, prima una rapida gentrificazione e, successivamente, il suo fallimento. Per questa stessa ragione, molti artisti si sono trasferiti dalla centrale Milano a una Torino diventata periferica e quindi più economica, creativa e interessata a una rivalutazione dell’immagine della città tramite i suoi aspetti culturali.
Ispirandosi a Torino per quanto riguarda poi il fenomeno dell’Arte Povera, Renzo Marasca cerca quel sottile collegamento tra una forma semplice, e appunto ‘povera’, e un’etica politica e critica. Come scriveva Roland Barthes, l’intenzione etica di un ‘autore’ (o artista) è nella forma tanto quanto nel contenuto, se non addirittura più nella forma. Le forme di Renzo sono complesse, ma non complicate, non hanno un centro e una periferia ma non sono statiche, sono affrontate come corpo concettuale, problematiche e sottili, e rappresentano insieme una struttura in mobilità fragile in cui è ambiguo il rapporto di forze in bilico tra sostegno reciproco e spinta distruttiva.