VALERIA DARDANO
ECHOES
Inaugurazione : Sabato 7 marzo ore 19
ECHOES
Inaugurazione : Sabato 7 marzo ore 19
Valeria Dardano
ECHOES a cura di Barbara Fragogna Inaugurazione sabato 7 marzo 2020 - ore 19 dal 7 al 28.3.2020 Gio - Sab // 16 - 19.30 e su appuntamento La Fusion - Inaudita presenta la SECONDA mostra personale di Valeria Dardano. La giovanissima artista nata a Catanzaro nel 1993 ha ottenuto nel 2017 la specializzazione in scultura presso l'Accademia Albertina di Belle Arti e vive e lavora a Torino. La mostra è parte dei circuiti COLLA , NEsxT e ContemporaryArt Torino e Piemonte. |
Valeria Dardano
website Fusion / Inaudita è un progetto di Associazione INAUDITA In collaborazione con: Edizioni Inaudite, COLLA/To contemporary art network NEsxT / Independent Art Network ContemporaryArt Torino+Piemonte |
Echoes
di Valeria Dardano Mappe organiche di reminescenze compresse tacciono, in attesa di essere osservate, indagate nel buio riflesso di un'ombra. L'eco tra le montagne risuona, si trasforma in immagini sfocate, reduci di visioni notturne perdute con la luce di un pallido mattino. Le geografie del nostro essere sono occulte, vagamente interpretabili nei sogni, giacciono su letti di stasi, lievi movimenti le caratterizzano, come la formazione di un ecosistema inconscio crescono pian piano. Lo sguardo si perde e scompare, vaga nel labirinto di una via lattea di materia. Follicoli di pietra respirano, appannano il vetro che li cattura, custodendoli. Il passato è intrappolato, è un simulacro di ciò che si è smarrito nel corso del tempo. Un insieme di particelle organiche, stellari, cosmiche, perdono la loro matrice, unico esemplare di un presente statico, falsato e al sicuro, sotto teca. Non tutto è avvicinabile, a noi spetta la superficie, il segreto più intimo è ormai scomparso, diviene accessibile soltanto attraverso un filtro che sfasa la percezione, compresso in se stesso. Un labirinto di contorni, perimetri di un niente materiale, di una traccia scomparsa, sta a noi indagare, immaginare il corso del suo processo metamorfico. Quello che resta è solo un segno evanescente, un fantasma, uno spettro di qualcosa prima di noi, visibile solo nelle notti più oscure, nessuno ricorda i loro nomi. Ed è allora che risuonano gli echi, le scie di un futuro già vissuto. Un plumbeo rintocco muove le superfici, scandendo il tempo, quasi a ricordarci la nostra effimera e transitoria presenza su queste terre. La caducità del tempo muove il suo trascorrere lento, nell' oscura immagine che sfoca il riflesso delle nostre anime nere, perdute in acque oscure, in fondali impenetrabili che restano immobili sotto la superficie. I bacini dei laghi più profondi accolgono sedimenti depositati lungo l'accavallarsi di mille lune, crescenti, calanti e poi buie e nere. Ogni sera le stelle raccontano secoli di storia, se solo le sapessimo ascoltare, se solo ne avessimo il tempo. Il nero di una notte non svanisce con le luci dell'alba, si disperde nell'infinità del cielo tingendolo per sempre. Strati su strati di materia, di storie infinite, tessute in fredde pareti che recintano strade sconosciute, lontane, figlie di tempi ormai perduti, urlano la loro silenziosa sovrapposizione, mutano nel tempo e non danno spiegazione. In un arcipelago di energie meditative compiono il loro ciclo, sedimentando e maturando la loro autocostruzione. Come salme appese attendono assorbendo sguardi inquisitori. Quel che resta non è altro che un bagliore sbiadito, incastrato in pavimenti di cemento. Castelli di sagome circondano la nostra esistenza, non c'è niente di più effimero di un ricordo ad occhi chiusi. Il lavoro spia i segreti che la materia nasconde, rende visibile soltanto l'effetto finale, la sua ultima faccia, occulto è il trascorso, il percorso che ogni essere affronta per divenire ciò che è, risultando , dunque, come un'eco lontano, percepito attraverso filtri su filtri e deviato infine dalle proiezioni che il soggetto inconsciamente ricerca in quel che vede. Ogni elemento è il risultato di un processo invisibile, dove la superficie segrega l'essenza. |
Di ritorno
di Barbara Fragogna “Intontito, apatico, come un cane bastonato, roso interamente dall'inquietudine, non sapevo dove starmene.” – Alfred Kubin, L’altra parte. Il rifrangersi dell’Eco penetra le membrane, le sue onde increspano la pelle del pensiero come un asteroide che trapassa l’atmosfera. È una reazione di rimando al testo di Valeria Dardano che accompagna l’opera esposta. Non servirebbe altro. Il mio contributo non può che essere un ritorno “sentimentale”, un effetto specchio onesto e dedicato. Ma lo specchio è incrinato, cala l’ombra delle circostanze, il soggettivo assoluto commenta ad alta voce una necessità sepolta: ribellarsi al resiliente. Assorbire un urto senza rompersi, superare un trauma, la difficoltà. Si, ma. Ma il marchio, cicatrice, traccia, il grumo duro, rappreso, ostile che lascia segnato un monito non è sempre indice di forza, coraggio, caparbietà. Spesso, di necessità e in virtù, rispondiamo alla chiamata eroica dello stoico, lo stato attuale ci arruola nell’esercito dei guerrieri deboli di mente, in mentite spoglie appunto. Ribellarsi al resiliente e dichiararne il fallimento, non temerlo, trasformarlo in arma e stimolo all’attacco. Appoggiarsi a un palo e prendere fiato. Guardare in basso, tra i sassi, una zolla di terra cruda, metterla in bocca e contagiarsi di niente. Non avere paura del fiato. Avere paura delle frustate dritte in faccia, piuttosto. E reagire anche da fermi. Nei lavori di Valeria rimangono le tracce di vortici intimi e di terremoti sociali. Intrappolati negli schemi di rigide cornici nere, grigie, la fragilità del vetro, la vulnerabilità del plexiglas imprigionano nel controsenso il contrasto, imbrigliano una volontà prorompente che in questo momento si cristallizza immobile, ma solo dopo uno sforzo violento, un’azione truce, una scalpellata temeraria e robusta. La prigionia non è resa. È la stasi esteriore del brulichio intellettuale. L’ostinato rancore del gesto sbaglia corregge corrode e imprime. Le geografie di matrici, gusci, non opere, scavi, isole di cemento sottosopra, contenitori di pozze alchemiche, liquame nero, brodaglia ancestrale, esperimento vitale. Nella potenza del calco le pieghe dell’azione. Nella nervosa tesa e scarna massa fisica il desiderio di rivalsa. Scavati dall’evento stesso, si adagiano i corpi al suolo, si appendono sedimenti cuticolari al muro. Tra i sottili strati della sperimentazione muscolare (l’archeopatologia del presente), fossilizzeranno gli intenti? |
GIOVEDì 12 Luglio
alla Fusion / Inaudita in Piazza Peyron, 9G
Presentazione dell'edizione MINDSCAPES e Aperitivo con l'artista
alla Fusion / Inaudita in Piazza Peyron, 9G
Presentazione dell'edizione MINDSCAPES e Aperitivo con l'artista
MINDSCAPES
EDIZIONE LIMITATA di 5 + 1PA scatole scultura, tecnica mista e fotografia,
Ogni oggetto è prodotto dall'artista e contiene 5 fotografie (mindscapes) + certificato di autenticità autografo
©Valeria Dardano, 2018 per Edizioni Inaudite
EDIZIONE LIMITATA di 5 + 1PA scatole scultura, tecnica mista e fotografia,
Ogni oggetto è prodotto dall'artista e contiene 5 fotografie (mindscapes) + certificato di autenticità autografo
©Valeria Dardano, 2018 per Edizioni Inaudite
Mindscapes è un'edizione limitata caratterizzata da 5 scatole-scultura, ciascuna contenente 5 fotografie.
Il titolo fa riferimento all'inevitabile legame cucito tra i paesaggi vissuti e l'impatto che essi esercitano sulla nostra psiche.
Siamo inseparabili dai nostri luoghi, nessuno è immune alla loro forza, dolcezza, violenza; si manifestano costantemente sotto forma di ricordi e sogni. Questa insistenza inconscia è un incessabile tentativo di ricercarli in nuove mete, reinventandoli con la prospettiva attuale di ciò che ci circonda.
Le piccole e preziose reminescenze che talvolta percepiamo, quasi come visioni nel buio, servono prima a creare la narrativa della nostra vita e poi a impedire alla storia di dissolverla nel buio. Gli ambienti non sono mai solo cose prive di vita, ma sono fatti di tensioni, poteri nascosti, in continuo mutamento, sono sempre già sia immagine che parola.
Le trame della terra sono inseparabili da quelle della nostra mente, gettare uno sguardo nel profondo abisso del nostro io costituisce una maniera di configurare paesaggi interiori.
Il titolo fa riferimento all'inevitabile legame cucito tra i paesaggi vissuti e l'impatto che essi esercitano sulla nostra psiche.
Siamo inseparabili dai nostri luoghi, nessuno è immune alla loro forza, dolcezza, violenza; si manifestano costantemente sotto forma di ricordi e sogni. Questa insistenza inconscia è un incessabile tentativo di ricercarli in nuove mete, reinventandoli con la prospettiva attuale di ciò che ci circonda.
Le piccole e preziose reminescenze che talvolta percepiamo, quasi come visioni nel buio, servono prima a creare la narrativa della nostra vita e poi a impedire alla storia di dissolverla nel buio. Gli ambienti non sono mai solo cose prive di vita, ma sono fatti di tensioni, poteri nascosti, in continuo mutamento, sono sempre già sia immagine che parola.
Le trame della terra sono inseparabili da quelle della nostra mente, gettare uno sguardo nel profondo abisso del nostro io costituisce una maniera di configurare paesaggi interiori.
L’oscurità che abbaglia
Intervista a Valeria Dardano di Linda Azzarone pubblicata su SMALL ZINE il 3 Luglio 2018 |
Valeria Dardano Delivery status notification _failure a cura di Barbara Fragogna Inaugurazione sabato 13 gennaio - ore 19 dal 13 al 29.1.2018 Gio - Sab // 16 - 19.30 e su appuntamento La Fusion - Inaudita presenta la PRIMA mostra personale di Valeria Dardano. La giovanissima artista nata a Catanzaro nel 1993 ha ottenuto nel 2017 la specializzazione in scultura presso l'Accademia Albertina di Belle Arti e vive e lavora a Torino. La mostra è parte dei circuiti COLLA , NEsxT e ContemporaryArt Torino e Piemonte. |
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“Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, modellato, costruito o inventato se non per uscire letteralmente dall’inferno.” - Antonin Artaud
Oltraggio alla quiete
di Barbara Fragogna
Delivery status notification _failure. La casella è piena, inesistente, fallata, recalcitrante, offesa, persa, abbandonata, finita e il messaggio ritorna, impotente, inutile, desolato, solitario, meschino, mogio, remissivo, stroncato al suo mittente _fallimento della comunicazione.
Per recepire con successo il lavoro di Valeria Dardano è fondamentale fermarsi, osservare attentamente nel timore (come un’antilope ruotare le orecchie per percepire i fruscii più deboli della belva in agguato), lasciarsi compenetrare dalla vischiosità e decidere quindi, in un attimo che potrebbe stare in bilico sull’orlo del “troppo tardi”, se scattare indietro o balzare nel magma. Abbandonandosi a quel Sé più onesto che è la pozza delle nostre debolezze e della nostra forza originaria sottostimata. La minaccia perpetua dell’Ego annichilito che spinge prepotente per affiorare. Bolle di rivalsa, bramosia inetta, contraltare di ammansito silenzio che trabocca sinapsi urlanti.
Posso? Non posso? Si. Inviare messaggi telegrafici come goccioline d’umidità stalattitica che rimbombano i vuoti cavernosi dei meandri cerebrali. O, se vogliamo, dello spirito atavico dei primi Sapiens animisti. Lo spirito invocato da Valeria è quello della terra tra la crosta e il nucleo, quello degli animali tra il pelo e il midollo, quello delle piante tra la radice e la linfa, lo spirito ancestrale della natura e del cosmo, della materia oscura, dell’ombra. La potenza della fragilità umana è racchiusa nella miseria dell’io, nella capacità di saperlo soppesare e relativizzare attraversandolo con l’autocoscienza. La capacità di amare la propria miseria, non abbandonarla all’indolenza, alla noia e al rigetto ma partire da essa per detonare il tappo della stasi favorendo l’esplosione della rigenerazione costante. Come il corpo che non è mai lo stesso e che muta ciclicamente anche la vita, nel pensiero e nei fatti, deve ritrovare il suo movimento fibrillante. La vibrazione è insita, l’immobilità è un’illusione.
Le masse scultoree modellate e ribollenti, nere, oscure sfidano la gravità (fisica e morale) per aiutarci a percepire la relatività del circostante. La domanda cui dobbiamo rispondere riguarda solo noi stessi ed è un bene perché nell’era della propaganda virtuale, in cui siamo indottrinati a potenziare il nostro ego-involucro ma a sentirci colpevoli di autoreferenzialità e il paradosso ci lacera, è solo con un’attenta analisi, uno stupore, una curiosità costante per ciò che va “oltre” noi stessi e una flessibilità di giudizio aggiornata e sapiente che potremo riconnettere la rete delle relazioni e quindi destinare il nostro messaggio senza ripulsa.
Il coraggio (e la forza) inconsapevole dei giovani è la capacità di stanare ed esporre con veemenza la tragedia dell’irrilevanza umana senza i filtri cinici dell’ironia disillusa, pomposa e sterile degli adulti gambizzati dall’esperienza. Magnifico!
Oltraggio alla quiete
di Barbara Fragogna
Delivery status notification _failure. La casella è piena, inesistente, fallata, recalcitrante, offesa, persa, abbandonata, finita e il messaggio ritorna, impotente, inutile, desolato, solitario, meschino, mogio, remissivo, stroncato al suo mittente _fallimento della comunicazione.
Per recepire con successo il lavoro di Valeria Dardano è fondamentale fermarsi, osservare attentamente nel timore (come un’antilope ruotare le orecchie per percepire i fruscii più deboli della belva in agguato), lasciarsi compenetrare dalla vischiosità e decidere quindi, in un attimo che potrebbe stare in bilico sull’orlo del “troppo tardi”, se scattare indietro o balzare nel magma. Abbandonandosi a quel Sé più onesto che è la pozza delle nostre debolezze e della nostra forza originaria sottostimata. La minaccia perpetua dell’Ego annichilito che spinge prepotente per affiorare. Bolle di rivalsa, bramosia inetta, contraltare di ammansito silenzio che trabocca sinapsi urlanti.
Posso? Non posso? Si. Inviare messaggi telegrafici come goccioline d’umidità stalattitica che rimbombano i vuoti cavernosi dei meandri cerebrali. O, se vogliamo, dello spirito atavico dei primi Sapiens animisti. Lo spirito invocato da Valeria è quello della terra tra la crosta e il nucleo, quello degli animali tra il pelo e il midollo, quello delle piante tra la radice e la linfa, lo spirito ancestrale della natura e del cosmo, della materia oscura, dell’ombra. La potenza della fragilità umana è racchiusa nella miseria dell’io, nella capacità di saperlo soppesare e relativizzare attraversandolo con l’autocoscienza. La capacità di amare la propria miseria, non abbandonarla all’indolenza, alla noia e al rigetto ma partire da essa per detonare il tappo della stasi favorendo l’esplosione della rigenerazione costante. Come il corpo che non è mai lo stesso e che muta ciclicamente anche la vita, nel pensiero e nei fatti, deve ritrovare il suo movimento fibrillante. La vibrazione è insita, l’immobilità è un’illusione.
Le masse scultoree modellate e ribollenti, nere, oscure sfidano la gravità (fisica e morale) per aiutarci a percepire la relatività del circostante. La domanda cui dobbiamo rispondere riguarda solo noi stessi ed è un bene perché nell’era della propaganda virtuale, in cui siamo indottrinati a potenziare il nostro ego-involucro ma a sentirci colpevoli di autoreferenzialità e il paradosso ci lacera, è solo con un’attenta analisi, uno stupore, una curiosità costante per ciò che va “oltre” noi stessi e una flessibilità di giudizio aggiornata e sapiente che potremo riconnettere la rete delle relazioni e quindi destinare il nostro messaggio senza ripulsa.
Il coraggio (e la forza) inconsapevole dei giovani è la capacità di stanare ed esporre con veemenza la tragedia dell’irrilevanza umana senza i filtri cinici dell’ironia disillusa, pomposa e sterile degli adulti gambizzati dall’esperienza. Magnifico!
Statement
Valeria Dardano intravede nella costruzione scultorea la possibilità di porre l’accento sulle alterazioni etiche nei confronti degli individui. Un radicale ridimensionamento di valori è reso noto anche attraverso la natura, e deve essere posto, secondo l’artista, nelle pratiche quotidiane della vita. Una profondità deve essere cercata in particolar modo nelle nuove visioni contemporanee, dove la futilità e la superficialità dell’esistenza sembrano aver sostituito i valori primordiali appartenenti all’anima. I concetti di individuo e di identità finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, che intrappola l'uomo in uno stato di vacuità e perenne insoddisfazione.
L'interesse di Valeria Dardano risiede nel rendere visibili aspetti soppressi e repressi della personalità, nella fase "pre-linguaggio", in cui ogni oggetto è capace di suscitare misteriose sensazioni. La concretizzazione delle idee dell'artista si concentra su un processo della memoria che sottolinea il potere dell’oblio, teso a esaltare il dialogo costante fra visibile e invisibile, in cui il mondo reale è tenuto definitivamente a distanza, dove ogni immagine è estranea a se stessa.
Le opere contengono in sé il desiderio di vedere a cosa somiglia il mondo oltre la fine, oltre il soggetto , oltre il significato, oltre l' orizzonte della sparizione , un mondo in cui ciò che scompare continua a condurre una vita clandestina e a esercitare un' influenza occulta. Essi sono animati da una stessa passione per l'inconoscibile e dallo stupore di fronte a ciò che è oscuro e inspiegabile, costituiscono il simulacro di una dimensione ormai scomparsa e dimenticata da tempo, forse mai esistita, dove si incontrano e si intrecciano forme e concetti legati alla percezione del tempo e alle tracce di una presenza in transito nel vuoto di uno spazio, che invita farsi indagare grazie ad una propria perversa articolazione.
Nel lavoro dell'artista si evidenzia la volontà di creare una dimensione estranea, che da vita a presenze provenienti da mondi sconosciuti, sommersi, mai esplorati, le quali interrogano lo spettatore sull'ipotetico percorso che le ha spinte ad arrivare fin qui, dando vita ad un nuovo viaggio: quello nella propria mente. Forme organiche emergono dal disordine infangato, troppo spesso occultato, di una dimensione che apre le porte alle reminescenze inconsce delle memorie perdute.
Più che sulla realtà l'accento ricade sulla sua assenza, sulle vite parallele di immagini e di oggetti, su visioni di un mondo inesistente, ma che vero e vivo si manifesta nelle profondità più oscure dell'io.
Valeria Dardano intravede nella costruzione scultorea la possibilità di porre l’accento sulle alterazioni etiche nei confronti degli individui. Un radicale ridimensionamento di valori è reso noto anche attraverso la natura, e deve essere posto, secondo l’artista, nelle pratiche quotidiane della vita. Una profondità deve essere cercata in particolar modo nelle nuove visioni contemporanee, dove la futilità e la superficialità dell’esistenza sembrano aver sostituito i valori primordiali appartenenti all’anima. I concetti di individuo e di identità finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, che intrappola l'uomo in uno stato di vacuità e perenne insoddisfazione.
L'interesse di Valeria Dardano risiede nel rendere visibili aspetti soppressi e repressi della personalità, nella fase "pre-linguaggio", in cui ogni oggetto è capace di suscitare misteriose sensazioni. La concretizzazione delle idee dell'artista si concentra su un processo della memoria che sottolinea il potere dell’oblio, teso a esaltare il dialogo costante fra visibile e invisibile, in cui il mondo reale è tenuto definitivamente a distanza, dove ogni immagine è estranea a se stessa.
Le opere contengono in sé il desiderio di vedere a cosa somiglia il mondo oltre la fine, oltre il soggetto , oltre il significato, oltre l' orizzonte della sparizione , un mondo in cui ciò che scompare continua a condurre una vita clandestina e a esercitare un' influenza occulta. Essi sono animati da una stessa passione per l'inconoscibile e dallo stupore di fronte a ciò che è oscuro e inspiegabile, costituiscono il simulacro di una dimensione ormai scomparsa e dimenticata da tempo, forse mai esistita, dove si incontrano e si intrecciano forme e concetti legati alla percezione del tempo e alle tracce di una presenza in transito nel vuoto di uno spazio, che invita farsi indagare grazie ad una propria perversa articolazione.
Nel lavoro dell'artista si evidenzia la volontà di creare una dimensione estranea, che da vita a presenze provenienti da mondi sconosciuti, sommersi, mai esplorati, le quali interrogano lo spettatore sull'ipotetico percorso che le ha spinte ad arrivare fin qui, dando vita ad un nuovo viaggio: quello nella propria mente. Forme organiche emergono dal disordine infangato, troppo spesso occultato, di una dimensione che apre le porte alle reminescenze inconsce delle memorie perdute.
Più che sulla realtà l'accento ricade sulla sua assenza, sulle vite parallele di immagini e di oggetti, su visioni di un mondo inesistente, ma che vero e vivo si manifesta nelle profondità più oscure dell'io.
Valeria Dardano nata a Catanzaro nel 1993 e cresciuta ad Albi (CZ), attualmente vive e opera a Torino.
Artista poliedrica, dal 2013 partecipa a esposizioni e residenze artistiche nazionali e internazionali. Si occupa della realizzazione di sculture e installazioni attraverso le quali volge la sua ricerca artistica all’indagine delle dinamiche ambientali, sul rapporto uomo/natura contemporaneo e sulla consapevolezza di questa relazione, tanto indissolubile quanto irrisolta.
Nel 2014 ottiene il diploma di laurea di primo livello in "Arti visive e discipline per lo spettacolo, indirizzo scultura", presso l' Accademia di belle arti di Catanzaro.
Nel 2015 prosegue gli studi a Castellòn de la plana, Spagna.
Nel 2017 consegue la specializzazione in Scultura all'Accademia Albertina di belle arti di Torino, con la tesi" Delivery Status Notification_Failure", da cui prenderà nome, nel gennaio 2018, la sua prima mostra personale presso la Galleria d'arte contemporanea Fusion Art Gallery Inaudita, Torino.
Continua la sua ricerca e il suo percorso artistico prendendo parte a esposizioni nazionali e internazionali, tra cui nel 2019 la mostra bipersonale "Vision Awake", presso la celebre galleria Art Informal Makati di Manila, Filippine.
Esposizioni collettive
2017
Residenza d'artista presso Casa de Burros, Castelo Branco, Portogallo.
G.I.T.A, "I'll come back" performance in collaborazione con Andrea Famà. Laguna Cavallino Treporti, Venezia, a cura di CantiereCorpoLuogo
Changbaishan International sculpture competition, selezionata per la nazione Italia, Changbaishan, Cina
2016
Teatrum Botanicum:'Spark', performance in collaborazione con Andrea Famà, PAV (parco arte vivente) Torino
Simposio di scultura su pietra istriana, presso Bale ( Croazia )
Progetto di residenza in itinere presso il PAV( Parco Arte Vivente), Torino , a cura di Marco Scotini.
Young Fiber Contest, selezionata tra i primi 12 artisti – Città di Chieri (TO)
Il tempo e il vissuto tra arte e natura, presso la galleria Mutabilis arte (Torino) a cura di Ornella Rovera, Maria Claudia Farina e Laura Valle.
2015
Esposizione collettiva presso Galería D'Art Sala Pictograma, Castellon de la Plana, Spagna.
Workshop "costruzioni scultoree con canne di bamboo", Escola d'art de disseny de Castellon (Spagna)
2014
Distanze, a cura di Maurizio Borghi, presso il Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado (Roma),
Arte contemporanea Creatività e riciclo selezionata tra i primi 15 artisti, in collaborazione con la fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
Premio internazionale di scultura Edgardo Manucci a cura del Rotary club, Arcevia (Ancona)
Premio Internazionale Limen Arte 2014, a cura di Lara Caccia, (Vibo Valentia)
Concorso Nazionale Arte e Sport, Accademia Olimpica Nazional Italiana, Roma
Forme e segni percorsi in città III edizione a cura di Cinzia Nania, Villa Margherita, Catanzaro;
2013
Venite Adoremus II a cura di Andrea Romoli Barberini , Maierà (Cosenza);
Wood sculpture contest Sila, Simposio scultura in legno, complesso Granaro Sila piccola (Catanzaro), con il contributo dei guest artist nazionali e internazionali: Caretto/Spagna, Eugenio Giliberti, Maria Theresa Alves e Jimmie Durham;
Forme e segni percorsi in città II edizione a cura di Cinzia Nania, Villa Margherita (CZ)
L'altra faccia della luna, a cura di Rosaria Iazzetta, Museo delle armi, Catanzaro
Scultour Le Castella, simposio scultura su pietra , 1 classificata , Le Castella (Crotone)
Artista poliedrica, dal 2013 partecipa a esposizioni e residenze artistiche nazionali e internazionali. Si occupa della realizzazione di sculture e installazioni attraverso le quali volge la sua ricerca artistica all’indagine delle dinamiche ambientali, sul rapporto uomo/natura contemporaneo e sulla consapevolezza di questa relazione, tanto indissolubile quanto irrisolta.
Nel 2014 ottiene il diploma di laurea di primo livello in "Arti visive e discipline per lo spettacolo, indirizzo scultura", presso l' Accademia di belle arti di Catanzaro.
Nel 2015 prosegue gli studi a Castellòn de la plana, Spagna.
Nel 2017 consegue la specializzazione in Scultura all'Accademia Albertina di belle arti di Torino, con la tesi" Delivery Status Notification_Failure", da cui prenderà nome, nel gennaio 2018, la sua prima mostra personale presso la Galleria d'arte contemporanea Fusion Art Gallery Inaudita, Torino.
Continua la sua ricerca e il suo percorso artistico prendendo parte a esposizioni nazionali e internazionali, tra cui nel 2019 la mostra bipersonale "Vision Awake", presso la celebre galleria Art Informal Makati di Manila, Filippine.
Esposizioni collettive
2017
Residenza d'artista presso Casa de Burros, Castelo Branco, Portogallo.
G.I.T.A, "I'll come back" performance in collaborazione con Andrea Famà. Laguna Cavallino Treporti, Venezia, a cura di CantiereCorpoLuogo
Changbaishan International sculpture competition, selezionata per la nazione Italia, Changbaishan, Cina
2016
Teatrum Botanicum:'Spark', performance in collaborazione con Andrea Famà, PAV (parco arte vivente) Torino
Simposio di scultura su pietra istriana, presso Bale ( Croazia )
Progetto di residenza in itinere presso il PAV( Parco Arte Vivente), Torino , a cura di Marco Scotini.
Young Fiber Contest, selezionata tra i primi 12 artisti – Città di Chieri (TO)
Il tempo e il vissuto tra arte e natura, presso la galleria Mutabilis arte (Torino) a cura di Ornella Rovera, Maria Claudia Farina e Laura Valle.
2015
Esposizione collettiva presso Galería D'Art Sala Pictograma, Castellon de la Plana, Spagna.
Workshop "costruzioni scultoree con canne di bamboo", Escola d'art de disseny de Castellon (Spagna)
2014
Distanze, a cura di Maurizio Borghi, presso il Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado (Roma),
Arte contemporanea Creatività e riciclo selezionata tra i primi 15 artisti, in collaborazione con la fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
Premio internazionale di scultura Edgardo Manucci a cura del Rotary club, Arcevia (Ancona)
Premio Internazionale Limen Arte 2014, a cura di Lara Caccia, (Vibo Valentia)
Concorso Nazionale Arte e Sport, Accademia Olimpica Nazional Italiana, Roma
Forme e segni percorsi in città III edizione a cura di Cinzia Nania, Villa Margherita, Catanzaro;
2013
Venite Adoremus II a cura di Andrea Romoli Barberini , Maierà (Cosenza);
Wood sculpture contest Sila, Simposio scultura in legno, complesso Granaro Sila piccola (Catanzaro), con il contributo dei guest artist nazionali e internazionali: Caretto/Spagna, Eugenio Giliberti, Maria Theresa Alves e Jimmie Durham;
Forme e segni percorsi in città II edizione a cura di Cinzia Nania, Villa Margherita (CZ)
L'altra faccia della luna, a cura di Rosaria Iazzetta, Museo delle armi, Catanzaro
Scultour Le Castella, simposio scultura su pietra , 1 classificata , Le Castella (Crotone)