LE INTERVISTE INAUDITE
di Linda Azzarone
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SENTIMENTI NOTTURNI
INTERVISTA INAUDITA di Linda Azzarone a Davies Zambotti 9 giugno 2018 Un anno fa hai partecipato con Ettore Pinelli ed Enrico Tealdi alla collettiva Condensa allestita alla Fusion Art Gallery/INAUDITA. Oggi in occasione di Fo.To, il festival fotografico di Torino, la galleria inaugura la tua prima personale Scomodi Dialoghi a cura di Barbara Fragogna, raccontamela. Scomodi Dialoghi è una mostra formata da due parti: una fotografica e una video. Entrambe rappresentano i frammenti di un viaggio interiore che può essere fruito da tutti. Di solito parto da un tema personale e lo rendo universale attraverso la lente del linguaggio cinematografico. Questo è il mio concept. Non a caso il tuo metodo artistico è fondato sull’immaginario filmico, perché tu sei nata come regista. In che modo realizzi le tue opere? Per prima cosa scrivo una storia in prosa o in versi, dopodiché eseguo la parte fotografica e poi quella video. Il cortometraggio viene realizzato per ultimo nonostante sia il primo a nascere come idea, perché sceneggiatura e film sono legati. Ma solo quando possiedo tutti gli elementi preliminari, scritti e fotografici, posso iniziare la sessione video. Scomodi Dialoghi è ambientata in una plumbea notte d’inverno e descrive i sentimenti di un personaggio a bordo di una vecchia berlina. Parlami della sceneggiatura. Come ti dicevo, la sceneggiatura è fondata su un discorso personale, un immaginario totalmente privato, che affronta situazioni universali. Le fotografie possono essere lette anche senza il supporto del testo, perché è giusto che lo spettatore percepisca l’immagine a seconda della propria sensibilità. I toni del racconto sono cupi e malinconici, ma lasciano aperta la speranza di un futuro positivo. Sono dei ragionamenti, dei dialoghi che permettono di vedere le cose da un altro punto di vista o di ricominciare da capo. Il video si presenta come un’entità distinta e al tempo stesso dipendente dal resto dell’esposizione. Spiegami le ragioni di questa scelta. Il video è autonomo, ma pur sempre legato alla storia della mostra che parla di un nuovo vivere, quasi in modo ipnotico. L’osservatore può scegliere di perdersi nel racconto cinematografico, distaccandosi totalmente dalla realtà, oppure di esplorare la propria dimensione interiore. Mi piace che le sezioni fotografica e video siano connesse e separate insieme per mostrare due prospettive diverse di questo viaggio. La mostra alla Fusion/INAUDITA si svilupperà in un nuovo progetto? Sì, perché le fotografie esposte sono meno della metà del lavoro originario. Mi piacerebbe mostrare l’integrità del progetto compreso il materiale di backstage, perciò ho in mente di realizzare un libro d’arte con Edizioni Inaudite. |