LE INTERVISTE INAUDITE
di Linda Azzarone
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INTROSPECTIVE CLUSTER
INTERVISTA INAUDITA di Linda Azzarone a Miriam Wuttke 9 maggio 2019 Linda Azzarone/ Raccontami la tua personale alla Fusion Art Gallery/INAUDITA di Torino partendo dal significato del titolo. Miriam Wuttke/ La mostra si intitola Introspective Cluster e la inauguro oggi, il 9 maggio, il giorno del mio compleanno. L’idea del progetto è nata un paio di mesi fa, e l’ho sviluppata insieme alla curatrice Barbara Fragogna. Mi è venuto in mente che la mia vita, così come il mio lavoro, è clustery, ossia estrosa e multiforme. E ho notato che, al contrario di me, i miei amici e coetanei si lamentano sovente di avere una vita stressante che necessita di organizzazione. Quindi ho sentito il desiderio di tornare indietro nel tempo, a dieci anni fa, a quando ero più giovane e libera. Infatti l’arte per me rappresenta la libertà. È introspettiva e mi permette di trovare ordine dentro di me. L’esposizione ha anche un sottotitolo molto importante: HapticDiVision_44, ossia divisione aptica o tattile. L’ho scelto perché sentivo il bisogno di tornare a lavorare con le mani, abbandonando la fotografia digitale per quella analogica. Infatti mi interessano molto le tecnologie aptiche, invenzioni futuristiche che simulano il contatto reale con gli oggetti. Ed è proprio ciò che faccio io, in quanto artista vedo le cose attraverso una realtà trascendente. LA/ Se ti chiedessi un’opera rappresentativa della mostra, quale diresti? MW/ Ti direi il muro con l’installazione foto-grafica. Qui ad esempio c’è una stampa che risale al 2009-2010, l’anno in cui ho conosciuto Barbara. A quel tempo stavo affrontando un periodo di cambiamento nella mia vita. Avevo deciso di lasciare New York per Berlino. L’opera ha un effetto materico, la superficie è graffiata. Questo perché documenta un periodo difficile di transizione: il mio trasferimento in una nuova città. Per realizzare queste stampe per prima cosa ho scattato le foto in studio. Dopodiché le ho stratificate con una stampante a getto d’inchiostro. Infine ho riprodotto ciascuna stampa tre volte, ottenendo così degli originali che non si possono replicare. Questo lavoro è più fotografico che grafico. Ed è molto importante per me, perché rappresenta una performance in divenire. LA/ Parlami di un lavoro realizzato dopo il tuo trasferimento a Berlino. MW/ C’è questo ritratto che abbiamo usato per sponsorizzate la mostra. Appartiene a una serie di performance, che ho sviluppato nell’arco di cinque anni. Si chiama Vestita per uccidere: è la prima serie che ho realizzato a Berlino. Anche quest’opera ha a che fare con il tatto, con la ruvidezza dei materiali, ed è molto introspettiva. Come puoi vedere ho indossato molte maschere. È stato un periodo molto impegnativo, perché avevo una performance ogni fine settimana in giro per l’Europa. Ma è un lavoro che mi è servito molto, perché è come se mi fossi liberata della maschera del passato per iniziare una nuova vita. LA/ Invece che cosa mi dici della performance di Introspective Cluster che inizierà tra poco. Vuoi anticipare qualcosa? MW/ Farò con un discorso in cortile, dopodiché eseguirò la mia nuova performance. Sarà un momento speciale, qualcosa che non ho mai fatto prima. Anche perché è la prima volta che mi capita di inaugurare una mostra il giorno del mio compleanno. Alla Fusion/INAUDITA posso esprimermi con maggiore libertà rispetto alle altre gallerie. Lo vedrai. Prima della performance inviterò il pubblico a realizzare qualcosa per me. Poi userò i miei oggetti esposti nelle sale. Come sempre non ho un piano preciso. Allestisco la mostra come se fosse una scena teatrale, quindi la uso come palcoscenico e lascio che siano i materiali a guidare le mie azioni. Ciò mi permette di godere liberamente della performance. LA/ Sono certa che la performance sarà un’esperienza unica! Anche perché si svolgerà al buio, illuminata solo dalla luce delle torce. MW/ Esatto, immagina di entrare in una chiesa molto scura. Fai un respiro profondo, ti rilassi e abitui gli occhi al buio. Introspective Cluster è come una chiesa laica. Desidero che lo spettatore si adatti prima all’ambiente e dopo lo esplori con lo spirito d’osservazione di un detective. LA/ Infine cosa ti aspetti dal pubblico che viene a visitare la tua mostra? MW/ Mi auguro che le persone si lascino coinvolgere dalla performance e dall’installazione. Che si prendano il tempo necessario per riflettere e girovagare in mostra come all’interno di una casa. |